di Simona Santi
È così che nel 2016, un pò per
caso, un pò perchè le cose sicura- mente le devi lasciar andare come devono andare, è iniziata l’attività nel settore agricolo di Lucio Ludo- vici, hair stylist ormai affermato di Pistrino che assieme alla sorella Ka- tia ha dato vita all’azienda agricola omonima.
“Coltivando inizialmente i terreni che ci aveva lasciato nostro padre, abbiamo intrapreso questa nuova avventura pienamente consapevoli però che per distinguersi dagli altri avremmo dovuto fare qualcosa di più e quel qualcosa di più è venuto da sè quando la nostra strada si è
incrociata con quella di Nico Coraz- zi con cui abbiamo creato l’azienda agricola Agriciterna.
Nico è un vero esperto del set-
tore agricolo: nato e cresciuto in una famiglia contadina di vecchio stampo dove è la passione per la terra e i suoi prodotti a guidare la mano dell’uomo che la coltiva, dove ogni frutto ha i suoi tempi e la sua stagione, senza forzature, conosce a fondo i terreni e i prodotti più giusti da coltivare sugli stessi, sa quando è meglio agire o piuttosto stare fer- mi. La sua passione per questa pro- fessione lo ha spinto a creare mezzi e strumenti che lo aiutano nel lavoro quotidiano in mezzo ai campi, tra cui la macchina interfilare che riesce
a togliere l’erba e lavorare il terreno fra gli alberi e numerosi attrezzi per la realizzazione degli impianti di irrigazione.
La Valtiberina è una zona dove la tradizione agricola molto importan- te, ma non volevamo buttarci sulle solite colture:
La Valtiberina è una zona dove la tradizione agricola è molto impor- tante, ma non volevamo buttarci sulle solite culture: ci siamo chiesti quindi quale prodotto fosse quello che poteva permetterci di realizzare un prodotto di eccellenza e guar- dando a quello che sta alla base della dieta mediterranea, abbiamo puntato sull’olio.
Stravolgendo l’assetto della collina
nella zona compresa tra Carsuga e Citerna, abbiamo quindi dato vita a un impianto intensivo fruttando come specie l’Arbiquina, cultivar spagnola di olivo che si adatta bene al microclima valtiberino e al tipo di terreno delle nostre colline: pianta di bassa vigoria, è infatti estremamente resistente al freddo, da una produzione ricca e costante e un prodotto di qualità eccellente soprattutto nelle nostre zone.
I terreno più adatti per questo tipo di coltivazione sono infatti quelli di tipo sassoso, poco argillosi e posti a mezza collina, la tipologia di terreno su cui si sviluppa la nostra azienda che ha terreni argillosi e zone sas- sose e drenanti, zone in cui le piante
hanno attecchito bene anche se lo sviluppo è stato molto più rapido in quelle sassose.
Il primo impianto è stato realizzato a maggio 2017 su quattro ettari
di terreno mettendo a dimora circa 4500 barbatelle: a questo è seguito quello in Località Carsuga e Pasqua- lini che insiste su oltre nove ettari
di terreno e là sono state impian- tate altre 15mila piante di olivo. Il progetto agricolo è però ancora in fase di espansione perchè abbiamo acquistato sette ulteriori ettari di terreno dove metteremo a dimora altre 10mila piante di olivo.
Il tutto secondo i dettami di un’agri- coltura attenta all’ambiente: gli im- pianti infatti nascono in agricoltura
tradizionale ma vengono trasformati in Bio dopo il terzo anno.
In attesa della prima produzione che in genere avviene tra il 3° e il 4° anno, la pianta all’inizio viene nutrita pesantemente e mantenuta pulita, quindi una volta entrata in produzione, viene ‘inerbita’ e a quel punto l’immagine che si ha dell’oli- veto è quella di un enorme siepo- ne: in questa fase, la pianta viene nutrita di meno e si autoalimenta
da sola.
Forse perchè alla base della dieta mediterranea, forse perchè legato a una tradizione secolare, sta di fatto che siamo, per definizione, il paese dell’olio di oliva, ma lo importiamo in quantità considerevoli da diversi paesi, in prevalenza dalla Tunisia.
I Numeri riguardo alla produzio-
ne Nazionale di olio extravergine d’oliva hanno dato luogo a nume- rosi dibattiti televisivi e ci fanno riflettere: il consumo nazionale è di circa 557mila tonnellate, la produ- zione stimata intorno alle 429mila tonnellate, ma ne esportiamo circa 236mila tonnellate…
Da che cosa è dovuta una situazio- ne similare?
Dal fatto che nel nostro paese ci sono prevalentemente oliveti tradi- zionali mentre le coltivazioni inten- sive (che sono realtà da decenni in paesi quali l’Argentina e la Spagna che realizzano impianti con le stesse caratteristiche di quelli delle viti) sono nate solo negli ultimi anni. Il grosso vantaggio di simili impianti
è che semplificando le fasi del trat- tamento e della raccolta, permette un abbattimento del costo finale del prodotto sul mercato.
Considerando tali numeri, la nostra scelta si rivela giusta e coraggiosa poichè si parla di 100 quintali di olive per ettaro a partire dal terzo anno, cifre che sono molto più eleva- te rispetto a un uliveto tradizionale grazie all’alta concentrazione delle piante (1600 per ettaro rispetto alle 240 di un oliveto tradizionale) che vengono interrate a 1,5 metri l’una dall’altra mentre la distanza tra le file è di 4 metri circa.
Se il nostro è un progetto futuristico, non vogliamo con questo dimen- ticare le nostre origini e le specie autoctone tra cui la Cultivar Gentile di Anghiari per cui stiamo realizzan- do un interessante progetto pilota”.